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IL VINO SARDO, TRA PASSATO E PRESENTE

22 Novembre 2019

Carissimi amici,
novembre è il mese del vino novello. Per l’occasione vorrei condividere con voi un po’ di storia sul vino, appartenente al territorio sardo. Pare, infatti, che il popolo sardo coltivasse già migliaia di anni fa alcune varietà di vino. Questo dato, frutto di una certosina ricerca di colleghi archeobotanici, potrebbe riscrivere la storia del vino nel nostro Bel Paese, soprattutto considerando che si è sempre ritenuto che la regione sarda avesse importato la tradizione vinicola dal continente. Una notizia interessante, che vorrei condividere. A voi la lettura!

 

IL VINO SARDO, TRA PASSATO E PRESENTE.
ETA’ DEL BRONZO. Una Sardegna ben diversa dall’odierna, eppure sembrerebbe che già il popolo locale coltivasse due tra le varietà più conosciute di vite: malvasia e vernaccia. La prova, arrivata grazie agli studi sul Carbonio 14 di antichi semi di vite, viene diffusa dal Centro e Conservazione delle Biodiversità dell’Università di Cagliari. Sembrerebbe che gli antichi abitanti della Sardegna conoscessero l’arte del vino già in epoca nuragica.

In un antico pozzo sono stati ritrovati degli archeosemi di vite; è successo nelle vicinanze di Cabras, nell’oristanese. Il pozzo ha fatto da cella frigorifera ad uno storico nuraghe, permettendo la conservazione perfetta dei semi di vite, appena citati. Nel sito nuragico di Sa Osa, nel territorio di Cabra (non lontano dal luogo del ritrovamento dei Giganti di Mont’e Prama), la squadra di archeobotanici del professor Bacchetta, grazie alla collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, ha trovato oltre 15.000 semi di vite, perfettamente conservati in fondo a un pozzo che fungeva da ‘paleofrigorifero’ per gli alimenti. “Si tratta di vinaccioli non carbonizzati, di consistenza molto vicina a quelli freschi, reperibili da acini raccolti da piante odierne”, spiega il professor Bacchetta. Grazie all’analisi del Carbonio 14, i semi sono stati datati intorno a 3000 anni fa (all’incirca dal 1300 al 1100 a. C.), età del bronzo medio e periodo di massimo splendore della civiltà nuragica. L’analisi sfrutta particolari funzioni matematiche, che analizzano le forme e le dimensioni dei vinaccioli, mettendo a confronto i dati morfometrici dei semi archeologici con le attuali cultivar e le popolazioni selvatiche della Sardegna. Ciò ha permesso di scoprire che questi antichissimi semi erano appartenuti alle varietà coltivate mostrando, come visto, una relazione parentale anche con quelle silvestri, che crescono spontanee sull’Isola. La scoperta è il frutto di oltre 10 anni di lavoro condotto sulla caratterizzazione dei vitigni autoctoni della Sardegna e sui semi archeologici provenienti dagli scavi diretti dagli archeologi della Soprintendenza e dall’Università di Cagliari.
Gli archeosemi ritrovati e analizzati sono quelli della vernaccia e della malvasia, varietà a bacca bianca e coltivate ancor oggi nelle aree centro-occidentali della Sardegna. La scoperta di un vitigno coltivato dalla civiltà nuragica dimostra che la viticoltura in Sardegna era già conosciuta. Più che un fenomeno di importazione, dunque, si ipotizza che in Sardegna si sia verificata la  domesticazione’ in loco di specie di vite selvatiche, che ancora oggi sono diffuse ampiamente in tutta la Sardegna. Una scoperta che riscrive la storia della viticultura dell’intero Mediterraneo occidentale. Sino ad oggi, infatti, si attribuiva ai Fenici, prima ed ai Romani, poi, il merito di aver introdotto la vite nelle aree mediterranee. In particolar modo, si è sempre ritenuto che la colonizzazione delle terre sarde da parte dei Fenici, nell’800 a.C., avesse determinato l’acquisizione, nei territori sardi, di quella cultura al vino, tanto cara al popolo fenicio. Affermare che la viticultura occidentale abbia origini sarde sarebbe esagerato; è attualmente certo, tuttavia, che non furono i fenici ad insegnare al popolo sardo la coltivazione della vite. I sardi impararono a sfruttare le piante selvatiche di vite per uso alimentare e, probabilmente, la loro dimestichezza nella coltivazione ha origini ancora più lontane. Questa scoperta ha una valenza enorme, soprattutto per riabilitare le tradizioni vitivinicole di un territorio, considerato spesso molto lontano dal nostro Paese.

Dott.ssa Cristina Mucci
Biologo Molecolare e Nutrizionista
Tel. 3923520444
🌎 Web: www.nutrizionistacristinamucci.it
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mondonutrizione.cristinamucci
 Blog: http://nutrizionistacristinamucci.blogspot.com
 YouTube: https://bit.ly/2udkcnN
📬 Mail: salute_nutrizione@hotmail.it

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Dott.ssa Cristina Mucci

Mi presento, sono Cristina Mucci e sono una Biologa Nutrizionista. Amo il mio lavoro. Mi piace trasmettere la passione che impiego nella rieducazione alimentare. Mi impegno ad ascoltare e a trovare la soluzione più coerente con lo stile di vita e le esigenze di chi mi parla.

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